Modificando radicalmente i meccanismi di recupero delle informazioni, Google martedì ha implementato il nuovo modello Gemini 3 direttamente nel suo prodotto principale di ricerca per gli abbonati Google AI Pro e Ultra negli Stati Uniti.
Gemini 3 in Search offre una modalità”Thinking”capace di ragionamento in più fasi e un sistema di”UI generativa”che codifica al volo strumenti interattivi su misura.
Mentre i dirigenti considerano la revisione come un’evoluzione necessaria per gestire query complesse, un cambiamento di questo tipo aggrava un conflitto già instabile con editori e regolatori che vedono l’interfaccia zero-click come una minaccia esistenziale per il Web aperto.
Dalle parole chiave al ragionamento: il”pensiero”Ricerca
Google ha ufficialmente integrato Gemini 3 nella”modalità AI”della ricerca, introducendo un interruttore che consente al motore di mettere in pausa e ragionare prima di rispondere.
A differenza delle iterazioni precedenti che si affrettavano a prevedere la parola successiva, questa architettura ora utilizza una tecnica migliorata di”fan-out delle query”. Di fronte a una richiesta articolata, il modello suddivide la richiesta in attività secondarie, esegue più ricerche parallele per raccogliere fatti disparati e sintetizza i risultati in una narrazione coerente.
Alla base di questa capacità c’è il motore di ragionamento”Deep Think”, che secondo Google ottiene un punteggio del 37,5% su”Humanity’s Last Exam”(HLE), un punto di riferimento progettato per mettere in difficoltà gli attuali sistemi di intelligenza artificiale.
Tali prestazioni rappresentano un miglioramento relativo del 41% rispetto al 26,5% riportato da GPT-5.1, fornendo la sicurezza computazionale necessaria per gestire le intenzioni ambigue degli utenti.
Demis Hassabis, CEO di Google DeepMind, ha affermato che il sistema”è ora il modello più avanzato di Google per attività complesse e può comprendere vasti set di dati e affrontare problemi provenienti da diverse fonti di informazione.”
Il comportamento degli utenti si sta già adattando a queste nuove opportunità, afferma Google, con dati interni che suggeriscono un allontanamento dal semplice controllo dei fatti.
Hema Budaraju, Senior Director of Product, ha osservato che”con la modalità AI, stiamo già vedendo le persone approfondire argomenti complessi e porre domande quasi tre volte più a lungo rispetto alle ricerche tradizionali.”
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UI generativa: codificare risposte al volo
Piuttosto che recuperare un elenco statico di collegamenti o predefiniti widget, il motore ora utilizza la”UI generativa”per codificare dinamicamente i layout visivi in tempo reale.
Se un utente chiede informazioni sulla fisica di un buco nero, Gemini 3 non si limita a recuperare un’immagine; può generare un blocco di codice di simulazione interattivo, visualizzandolo direttamente nella pagina dei risultati.
Allo stesso modo, una query sulle opzioni di mutuo potrebbe innescare la creazione di un calcolatore di prestito su misura con variabili specifiche per la posizione e il punteggio di credito dell’utente.
Elizabeth Hamon Reid, vicepresidente di Engineering, ha spiegato che il modello”può creare dinamicamente il layout visivo ideale per le risposte al volo, con strumenti interattivi e simulazioni.”
Complementare questi strumenti visivi sono nuove funzionalità di “Agentic Commerce” che riducono ulteriormente la necessità di visitare siti web esterni. Sfruttando una versione aggiornata della tecnologia Duplex, la funzione”Consenti chiamata Google”può contattare autonomamente i negozi locali per verificare l’inventario.
Per le transazioni online, un sistema di”Agentic Checkout”consente agli utenti di autorizzare l’intelligenza artificiale a eseguire acquisti tramite Google Pay automaticamente, ignorando completamente le vetrine dei commercianti.
Il dilemma del”motore di risposta”: traffico, fiducia e legge
Agglomerato tecnico l’interruzione è un pantano normativo sempre più profondo. Le autorità di regolamentazione europee hanno aperto una nuova indagine antitrust il 13 novembre, prendendo di mira in particolare gli algoritmi di classificazione delle notizie di Google e le politiche di “abuso della reputazione del sito”.
Gli investigatori stanno esaminando se il colosso della tecnologia retrocede ingiustamente gli editori per favorire i propri riassunti basati su intelligenza artificiale, una pratica che i critici sostengono costituisca auto-preferenza ai sensi del Digital Markets Act.
È emersa una forte contraddizione tra le garanzie pubbliche di Google sulla salute dell’ecosistema e le sue argomentazioni legali private. Mentre i dirigenti sostengono pubblicamente che il traffico rimane stabile, un’istanza del tribunale del 5 settembre nel caso della tecnologia pubblicitaria negli Stati Uniti ha rivelato una prospettiva più oscura. Argomentando contro una rottura forzata, il team legale dell’azienda ha scritto:
“Il fatto è che oggi il web aperto è già in rapido declino e la proposta di cessione dei querelanti non farebbe altro che accelerare tale declino…”
Gli editori stanno segnalando perdite di traffico catastrofiche che sono in linea con questa ammissione privata. Neil Vogel, CEO di People Inc., ha rivelato che i referral organici di Google alle sue proprietà sono crollati dal 65% ai”20″negli ultimi tre anni.
È stato schietto nella sua valutazione:”lo sanno e non stanno dividendo il loro crawler. Quindi sono intenzionalmente cattivi attori qui.”
Il consenso del settore si sta spostando verso contenziosi e blocchi tecnici. I dirigenti dei media sostengono che il”grande patto”di Internet, ovvero i contenuti per il traffico, è stato infranto unilateralmente dallo scraping dell’intelligenza artificiale.
Danielle Coffey, CEO di News/Media Alliance, ha riassunto la disperazione del settore, affermando:”i link sono stati l’ultima qualità di ricerca che ha dato agli editori traffico e entrate. Ora Google prende i contenuti con la forza e li utilizza senza alcun ritorno.”