Apple ha notificato formalmente alla Commissione Europea che i suoi servizi pubblicitari e di mappatura soddisfano le soglie di utenti previste dalla regolamentazione ai sensi del Digital Markets Act (DMA). Nonostante ammetta di avere oltre 45 milioni di utenti mensili, l’azienda sta combattendo l’etichetta di”gatekeeper”per evitare di aprire il suo ecosistema ai rivali.

L’esposizione di Apple Ads a rigide regole di interoperabilità arriva mentre le autorità di regolamentazione polacche accusano il colosso della tecnologia di abuso antitrust. L’Ufficio per la concorrenza e la protezione dei consumatori (UOKiK) di Varsavia sostiene che Apple utilizza le indicazioni sulla privacy per favorire ingiustamente la propria attività pubblicitaria ostacolando i concorrenti.

Le autorità di regolamentazione ora hanno 45 giorni lavorativi per decidere se questi servizi costituiscono un”portale importante”per le aziende. Una designazione costringerebbe Apple a smantellare i meccanismi di auto-preferenza entro sei mesi.

La strategia”Notifica e confuta”: combattere l’etichetta di gatekeeper

Lungi dall’essere un semplice passo amministrativo, il notifica ufficiale innesca un periodo normativo ad alto rischio che potrebbe alterare radicalmente il modo in cui Apple monetizza il suo ecosistema.

Il 27 novembre, l’azienda ha confermato alla Commissione Europea che Apple Ads e Apple Maps soddisfano i requisiti quantitativi soglie per la regolamentazione: servire oltre 45 milioni di utenti finali attivi mensilmente e 10.000 utenti aziendali annuali all’interno dell’UE.

Il rispetto di questi numeri crea una presunzione di status di”gatekeeper”, una designazione che comporta pesanti obblighi. Tuttavia, Apple sta adottando una manovra legale per evitare l’etichetta, presentando una confutazione simultanea sostenendo che, nonostante la base di utenti, questi servizi non costituiscono un”portale importante”per gli utenti aziendali per raggiungere i consumatori.

Bruxelles ha confermato la ricezione di questi documenti, delineando i criteri specifici che hanno avviato la revisione.

“Il 27 novembre 2025, la Commissione ha ricevuto notifiche da Apple indicanti che i suoi servizi principali della piattaforma, Apple Ads e Apple Maps, soddisfano le soglie del Digital Markets Act (DMA).”

“La Commissione ha ora 45 giorni lavorativi per decidere se designare Apple come custode di uno qualsiasi di questi servizi. Se designata, Apple avrà sei mesi per conformarsi ai requisiti del DMA.”

La ricezione della notifica mette in moto una tempistica rigida. La Commissione ha ora tempo fino a circa metà gennaio 2026 per esaminare le argomentazioni di Apple. Se la confutazione fallisce e i servizi vengono designati, la società avrà solo sei mesi per rendere pienamente conformi i propri ecosistemi pubblicitari e di mappatura.

Per Apple Ads, la conformità richiederebbe probabilmente lo smantellamento dei meccanismi di auto-preferenza. Ciò potrebbe costringere l’azienda a consentire agli inserzionisti di terze parti pari accesso ai dati iOS o a condividere parametri di performance degli annunci attualmente bloccati.

Tali cambiamenti minaccerebbero direttamente un flusso di entrate che è cresciuto mentre concorrenti come Meta sono stati schiacciati dalle regole sulla privacy di Apple.

La Polonia accusa Apple di privacy”armata”

Mentre Bruxelles esamina la notifica, l’autorità antitrust polacca ha appena aperto un fronte parallelo, accusando formalmente Apple di abuso di posizione dominante. L’indagine si concentra sul framework App Tracking Transparency (ATT), sostenendo che è progettato per ostacolare i rivali piuttosto che per proteggere gli utenti.

Tomasz Chróstny, presidente di UOKiK, ha definito l’indagine come un controllo necessario su potenziali distorsioni del mercato.

Al centro dell’indagine polacca si trova una specifica lamentela riguardante un doppio standard percepito nel modo in cui viene definito il”tracciamento”. Le autorità di regolamentazione sostengono che Apple abbia progettato una disparità nella progettazione dell’esperienza utente (UX) che manipola la scelta dell’utente attraverso”modelli oscuri”.

Le app di terze parti sono costrette a visualizzare un messaggio che chiede agli utenti di”Chiedere all’app di non monitorare”, una frase carica di connotazioni negative che scoraggia il consenso. Al contrario, i servizi stessi di Apple invitano gli utenti ad abilitare la “Pubblicità personalizzata”, inquadrando la raccolta dei dati come una caratteristica piuttosto che un rischio per la privacy.

In un forte rimprovero alle accuse di abuso antitrust, un portavoce di Apple ha definito l’azione normativa come guidata dai concorrenti piuttosto che dall’interesse dei consumatori.

Il sostegno alla posizione polacca è emerso dalla Germania, rafforzando l’opinione che l’architettura della privacy di Apple abbia un duplice scopo. Le autorità tedesche sono giunte a una conclusione preliminare simile, sostenendo che il quadro ATT crea condizioni di parità esentando il trattamento dei dati di Apple dai severi requisiti di consenso imposti a terze parti.

Resistenza sistemica: minacce di ritiro e abrogazione

La risposta di Apple a queste crescenti pressioni è stata aggressiva, andando oltre i ricorsi legali alle minacce pubbliche di sospensione del servizio. Di fronte al controllo di più giurisdizioni, l’azienda ha intensificato la propria strategia di difesa, inquadrando i potenziali cambiamenti normativi come una minaccia esistenziale alla vitalità del servizio nella regione.

Tali tattiche aggressive si estendono alla legislazione stessa. A settembre, Apple ha chiesto pubblicamente l’abrogazione totale del Digital Markets Act, sostenendo che i mandati di interoperabilità della legge sono fondamentalmente incompatibili con la sicurezza dell’iPhone.

L’azienda sostiene che l’apertura del suo ecosistema crea un”compromesso”tra concorrenza e sicurezza degli utenti che non è disposta a fare. I funzionari europei hanno rifiutato categoricamente questa struttura binaria, sostenendo che la sicurezza è spesso usata come pretesto per mantenere la posizione dominante sul mercato.

I critici descrivono questa strategia come”conformità dannosa”, in cui Apple aderisce alla lettera della legge sovvertendone lo spirito attraverso nuovi termini e tariffe restrittivi. Inquadrando il dibattito come una scelta tra privacy e sorveglianza, Apple tenta di eludere le argomentazioni sfumate sulla concorrenza leale e sull’autopreferenza che sono centrali nelle nuove indagini.

Una tenaglia globale: i tribunali del Regno Unito e della Germania stringono la vite

Oltre i confini dell’UE, l’assedio normativo non si limita a Bruxelles; Apple deve affrontare sconfitte significative nelle principali giurisdizioni vicine che rafforzano la repressione europea. Nel Regno Unito, il Competition Appeal Tribunal (CAT) ha negato il permesso di ricorrere in appello contro una sentenza secondo cui le tariffe dell’App Store sono”eccessive e ingiuste”.

Il rifiuto del ricorso espone l’azienda a potenziali danni di 1,2 miliardi di sterline in una causa collettiva che rappresenta 36 milioni di consumatori. Cupertino ha già messo in guardia le autorità di regolamentazione britanniche dall’allinearsi troppo strettamente con Bruxelles, prevedendo risultati negativi per i consumatori.

Contemporaneamente, un tribunale tedesco ha creato un pericoloso precedente finanziario ordinando a Google di pagare una multa di 465 milioni di euro al servizio di comparazione dei prezzi Idealo per essersi auto-preferito. Questa sentenza convalida la teoria secondo cui i giganti della tecnologia possono essere ritenuti responsabili per danni specifici derivanti da abusi antitrust, non soggetti solo a sanzioni amministrative.

Per Apple, la convergenza di queste azioni rappresenta una minaccia sistemica. Con le autorità di regolamentazione in Polonia e Germania che prendono di mira la sua attività pubblicitaria e i tribunali del Regno Unito e della Germania che convalidano i danni per l’abuso dell’ecosistema, il modello di business del”giardino recintato”si trova ad affrontare lo stress test più completo mai realizzato fino ad oggi.

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