Un tribunale tedesco ha condannato Google a pagare 465 milioni di euro (505 milioni di dollari) di danni al servizio di comparazione prezzi Idealo, stabilendo che il colosso della tecnologia ha abusato della sua posizione dominante sul mercato.
Il verdetto del tribunale regionale di Berlino, emesso venerdì, ha stabilito che Google ha favorito illegalmente il proprio servizio di acquisto nei risultati di ricerca, secondo Heise Online. Questa decisione segna un’importante conseguenza finanziaria della storica sentenza antitrust dell’Unione Europea del 2017 contro la società.
Il caso, intentato dall’azienda di proprietà di Axel Springer, è il primo in Germania a riconoscere danni significativi sulla base di tale precedente dell’UE. Sia Google che Idealo hanno annunciato l’intenzione di ricorrere in appello contro la decisione, estendendo una battaglia legale durata quasi un decennio.
Una sentenza storica in preparazione da anni
Infliggendo un duro colpo alle attività europee di Google, la decisione della corte apporta vantaggi finanziari a una battaglia normativa di lunga data.
Il risarcimento totale comprende 374 milioni di euro di danni diretti e altri 91 milioni di euro di interessi, che riflettono anni di danni percepiti. La sentenza deriva direttamente dalla constatazione della Commissione Europea del 2017 secondo cui Google ha sistematicamente dato una posizione di rilievo al proprio servizio di shopping comparativo retrocedendo i rivali nei risultati di ricerca.
Per anni, Google ha fatto appello contro tale decisione, ma una sentenza cruciale del tribunale del 2024 ha confermato le conclusioni dell’UE, aprendo la strada alle richieste di risarcimento danni a livello nazionale come quella di Idealo di procedere senza dover riprovare il reato iniziale.
Per anni, i critici hanno sostenuto che le pratiche di Google soffocavano concorrenza. La decisione del tribunale di Berlino convalida queste affermazioni a livello nazionale, creando un potente precedente per cause simili in tutta Europa.
Il giudice che presiede, Michael Vogel, aveva accennato a questo risultato durante l’udienza, affermando:”Se il traffico è stato interrotto, si deve presumere che qui potrebbero essersi verificati dei danni.” Il suo commento ha sottolineato il punto di vista della corte secondo cui il collegamento tra la manipolazione della ricerca di Google e il danno della concorrenza era chiaro.
L’impatto della sentenza si estende oltre Idealo; in un caso parallelo, il tribunale ha anche assegnato 103,7 milioni di euro a Producto GmbH, gestore di un altro sito di confronto, Testberichte.de.
Entrambe le parti si ripromettono di ricorrere in appello mentre la battaglia legale continua
In seguito al verdetto, le azioni di Alphabet hanno subito un notevole colpo. Le azioni della società sono scese di quasi il 2% nelle prime fasi delle negoziazioni, un chiaro segnale di preoccupazione degli investitori per i crescenti rischi finanziari e normativi in Europa.
La difesa di Google è sempre stata che i cambiamenti implementati dopo il 2017, che hanno introdotto le”Shopping Units”basate sull’asta, hanno creato condizioni di parità.
Un portavoce di Google ha confermato l’intenzione dell’azienda di ricorrere in appello al Kammergericht, affermando:”Il tribunale ha respinto la maggior parte delle richieste. Ora faremo appello al Kammergericht, poiché riteniamo che le nostre argomentazioni non siano state adeguatamente prese in considerazione.”
Idealo e la sua società madre Axel Springer, tuttavia, vedono la sentenza come una vittoria solo parziale.
Presentano anche ricorso in appello, chiedendo maggiori danni. Il co-fondatore di Idealo, Albrecht von Sonntag, ha espresso chiaramente questo punto di vista:”Accogliamo con favore il fatto che il tribunale abbia ritenuto Google responsabile. Ma le conseguenze dell’autopreferenza vanno ben oltre l’importo assegnato.”
Ha sostenuto che il costo reale del comportamento autopreferenziale di Google è stato molto superiore all’importo concesso dal tribunale. Durante il procedimento, von Sonntag aveva messo in discussione appassionatamente le pratiche commerciali di Google, che secondo lui costringevano i concorrenti a diventare invisibili o a pagare il loro principale rivale per il traffico.
Ha chiesto retoricamente ai giornalisti:”Siamo stupidi e inviamo il nostro inventario al nostro più grande concorrente? Quanto male puoi ottenere?”, evidenziando la profonda frustrazione dei servizi rivali.
Un costoso precedente per lo shopping di Google Posizione dominante
La sconfitta legale arriva mentre Google approfondisce la sua spinta strategica nel commercio elettronico. L’azienda ha appena implementato sofisticati agenti di acquisto basati sull’intelligenza artificiale negli Stati Uniti, progettati per gestire l’intero percorso di acquisto dalla ricerca alla cassa.
Questi strumenti, insieme a funzionalità precedenti come le prove virtuali basate sull’intelligenza artificiale, sottolineano l’ambizione di Google di dominare il panorama della vendita al dettaglio online.
Il verdetto tedesco ora complica questa strategia, creando un significativo ostacolo finanziario e legale che potrebbe influenzare i suoi futuri investimenti e il lancio dei prodotti in Europa.
La sentenza il vero significato potrebbe essere il suo potenziale per innescare una cascata di cause legali simili. Con la Germania che costituisce un chiaro precedente nella concessione dei danni, i servizi di comparazione dei prezzi in altri Stati membri dell’UE hanno ora una tabella di marcia legale da seguire.
Questo quadro giuridico è rafforzato da normative come il Digital Markets Act (DMA), che mira a prevenire tale comportamento anticoncorrenziale da parte di piattaforme”gatekeeper”come Google.
L’era in cui i giganti della tecnologia potevano considerare le sanzioni normative come un mero costo per fare affari potrebbe finire, sostituita da un’era in cui il risarcimento diretto ai concorrenti danneggiati diventa il norma.
La lunga controversia è lungi dall’essere conclusa, poiché probabilmente ci vorranno anni per risolvere il processo di appello presso il Kammergericht. Tuttavia, la decisione del tribunale di Berlino rappresenta un momento cruciale.
Trasforma una sanzione normativa in danni tangibili a nove cifre per un concorrente, segnalando che l’era del dominio del mercato senza conseguenze nei mercati digitali europei si sta rapidamente chiudendo.