Mercoledì l’Unione Europea ha lanciato un nuovo importante piano per diventare un leader globale nel campo dell’intelligenza artificiale. Dalla sede di Bruxelles la Commissione europea ha presentato due strategie. Il piano “Apply AI” accelererà l’uso dell’IA nelle industrie chiave e nel settore pubblico. Una seconda strategia”AI in Science”stimolerà la ricerca basata sull’intelligenza artificiale.

Queste iniziative mirano a far crescere l’economia europea e a garantirne l’indipendenza tecnologica. L’UE agisce perché teme di dipendere troppo dalla tecnologia statunitense e cinese. Cerca di costruire un proprio forte ecosistema di intelligenza artificiale e di garantirne la competitività. Questa iniziativa è una parte fondamentale del più ampio”Piano d’azione per il continente AI”dell’UE.

Una duplice strategia per un”continente AI”

Il piano della Commissione è un attacco su due fronti progettato per incorporare l’intelligenza artificiale in profondità nell’economia e nel panorama della ricerca europei.

Il primo e il più ampio di questi è “Candidati”La strategia AI’, che funge da piano settoriale generale dell’UE. Il suo obiettivo principale è accelerare l’adozione dell’intelligenza artificiale, in particolare tra le piccole e medie imprese (PMI), in 11 settori chiave.

L’elenco è ampio e copre tutto, dalla sanità e prodotti farmaceutici alla produzione, mobilità, energia e il settore pubblico stesso.

Sostanzialmente, la strategia promuove due politiche fondamentali. La prima è una politica”AI first”, che incoraggia le organizzazioni pubbliche e private a considerare l’intelligenza artificiale come una potenziale soluzione ogni volta che prendono decisioni strategiche, valutandone attentamente i vantaggi e i rischi.

Il secondo è un approccio”buy European”, un chiaro sforzo per promuovere un ecosistema locale sollecitando gli appalti del settore pubblico a dare priorità alle soluzioni IA europee e open source. Per trasformare questa visione in realtà, l’UE trasformerà la sua rete esistente di hub europei dell’innovazione digitale in”Centri di esperienza per l’intelligenza artificiale”specializzati.

Secondo il piano della Commissione, questi hub diventeranno i principali punti di accesso all’intero ecosistema di innovazione dell’IA dell’UE, collegando le imprese con le fabbriche di intelligenza artificiale, le strutture di test e i sandbox normativi.

A complemento del piano incentrato sull’industria c’è l'”AI in Science’, un’iniziativa più mirata volta a consolidare la posizione dell’Europa in prima linea nella ricerca basata sull’intelligenza artificiale.

Il fulcro di questa strategia è la creazione di un nuovo hub di risorse virtuali chiamato RAISE (Resource for AI Science in Europe). Questa piattaforma è progettata per mettere in comune le risorse strategiche del continente, tra cui finanziamenti, potenza computazionale, set di dati di alta qualità e talenti eccellenti, per superare la frammentazione e potenziare la comunità scientifica.

L’iniziativa RAISE opererà lungo due pilastri principali:”Scienza per l’intelligenza artificiale”, che sostiene la ricerca di base per far avanzare le capacità fondamentali dell’intelligenza artificiale come i modelli di frontiera sicura, e”AI per la scienza”, che promuove l’uso di questi strumenti avanzati strumenti per promuovere il progresso in altri campi scientifici.

Insieme, queste strategie formano un quadro completo inteso a realizzare l’ambizioso “Piano d’azione per il continente AI” della Commissione. La Commissione ha inoltre indicato che questi sforzi saranno ulteriormente sostenuti da una prossima”Strategia dell’unione dei dati”, progettata per garantire la disponibilità di set di dati su larga scala e di alta qualità, essenziali per la formazione di potenti modelli di IA.

Questo approccio a più livelli segnala uno sforzo concertato da parte di Bruxelles per costruire da zero un ecosistema di IA autosufficiente, competitivo e innovativo.

Rafforzare la sovranità in mezzo alla competizione globale

La strategia di fondo sembra essere una risposta diretta alle crescenti pressioni geopolitiche e al crescente timore all’interno di Bruxelles che il blocco stia rimanendo indietro in una corsa tecnologica critica.

Le nuove iniziative sono inquadrate non solo come uno stimolo economico, ma come un passo cruciale verso la garanzia dell’autonomia a lungo termine dell’Europa. Secondo uno dei testi strategici, l’UE è attualmente troppo dipendente dalle società tecnologiche straniere in un momento in cui le politiche economiche globali stanno diventando sempre più protezionistiche.

Questa preoccupazione va oltre la semplice concorrenza economica, toccando questioni di sicurezza e vulnerabilità strategica. I documenti stessi della Commissione esprimono un duro avvertimento sul panorama attuale, affermando: “Le dipendenze esterne dello stack di intelligenza artificiale che possono essere utilizzate come armi, e quindi l’aumento dei rischi per le catene di approvvigionamento da parte di attori statali e non statali, rendono fondamentale che l’Unione europea intensifichi i propri sforzi”.

Questo linguaggio rivela un’ansia profondamente radicata che la mancanza di capacità di intelligenza artificiale interna possa lasciare l’UE esposta e incapace di agire in modo indipendente sulla scena mondiale. Per contrastare ciò, la Commissione mira a mobilitare circa 1 miliardo di euro (1,17 miliardi di dollari) per finanziare queste nuove iniziative, segnalando un serio impegno finanziario verso il suo obiettivo di autosufficienza.

L’obiettivo finale è creare un panorama europeo dell’IA robusto, autosufficiente e competitivo che possa reggersi da solo. Nell’annuncio ufficiale, il vicepresidente esecutivo della Commissione europea Henna Virkkunen ha inquadrato l’iniziativa in termini fortemente strategici.

Ha affermato:”aiuteremo le nostre aziende e i nostri settori chiave… a utilizzare l’intelligenza artificiale per offrire vantaggi reali ai cittadini dell’UE, rafforzare la nostra competitività e rafforzare la nostra sovranità tecnologica”. Questa visione di “sovranità tecnologica” è centrale per l’intero piano, collegando la politica industriale direttamente alle ambizioni geopolitiche del blocco.

Questo sentimento è stato ripreso dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che ha sottolineato la necessità di un’azione urgente e globale per garantire il successo del piano.”L’adozione dell’intelligenza artificiale deve essere diffusa e con queste strategie contribuiremo ad accelerare il processo”, ha affermato, sottolineando la portata dell’ambizione.

L’UE scommette che, basandosi sui suoi punti di forza esistenti, che identifica in un forte ecosistema di ricerca, dati di alta qualità e un numero crescente di supercomputer di livello mondiale, potrà trasformarsi in un leader globale in soluzioni affidabili e affidabili. L’intelligenza artificiale incentrata sull’uomo, assicurandosi così il suo posto nel nuovo ordine mondiale digitale.

Una spinta a favore dell’innovazione in un clima normativo controverso

La spinta a favore dell’innovazione dell’UE arriva in un contesto normativo profondamente controverso, creando una complessa dinamica di promozione e regolamentazione simultanee. Gli sforzi dell’Europa per promuovere lo sviluppo dell’intelligenza artificiale si stanno svolgendo parallelamente all’introduzione graduale del suo storico AI Act, un vasto insieme di regole che ha suscitato una forte e sostenuta opposizione da parte del settore.

Questa tensione non è nuova; riflette un dibattito di lunga data su come bilanciare innovazione e sicurezza, con pressioni provenienti sia da aziende europee che da partner internazionali come gli Stati Uniti, che hanno presentato un’obiezione formale a una precedente bozza di regole.

Il conflitto si è intensificato drammaticamente il 3 luglio, quando una potente coalizione di oltre 45 giganti industriali e tecnologici europei, tra cui Airbus, Siemens e Mistral AI, leader dell’intelligenza artificiale, hanno chiesto pubblicamente un periodo di due anni”cronometro”sull’attuazione dell’AI Act.

In una lettera aperta, il gruppo, organizzato dalla EU AI Champions Initiative, ha avvertito che la situazione attuale sta creando una dannosa incertezza normativa.”Purtroppo, questo equilibrio è attualmente interrotto da normative UE poco chiare, sovrapposte e sempre più complesse”, si legge nella lettera, sostenendo che la mancanza di standard chiari sta soffocando gli investimenti e mettendo a rischio le ambizioni dell’Europa in materia di intelligenza artificiale.

La risposta della Commissione europea è stata rapida, decisiva e assoluta. Solo un giorno dopo, il 4 luglio, Bruxelles ha respinto categoricamente la richiesta di rinvio. Il portavoce della Commissione Thomas Regnier non ha lasciato spazio alla negoziazione, affermando in una conferenza stampa:”vorrei essere il più chiaro possibile, non c’è modo di fermare l’orologio. Non c’è periodo di grazia. Non c’è pausa.”

Questa ferma posizione ha consolidato la tempistica originale, il che significa che le regole chiave per i modelli di IA per scopi generali sono ancora destinate a diventare applicabili nell’agosto 2025, con la piena applicazione nel 2026, nonostante la diffusa industria ansia.

Questa battaglia normativa ha anche messo in luce una spaccatura profonda e crescente tra le grandi aziende tecnologiche, fratturando la lobby tecnologica un tempo unita. In una sfida diretta a Bruxelles, Meta ha annunciato che si rifiuterà di firmare il codice di condotta volontario dell’UE sull’intelligenza artificiale.

Il suo capo per gli affari globali, Joel Kaplan, ha sostenuto senza mezzi termini che”l’Europa sta seguendo la strada sbagliata riguardo all’intelligenza artificiale. Questo codice introduce una serie di incertezze giuridiche per gli sviluppatori di modelli… che vanno ben oltre la portata dell’AI Act.”

In una chiara divergenza strategica, Google ha annunciato che avrebbe approvato il codice, garantendo a Bruxelles una significativa vittoria politica. Sebbene anche Google abbia espresso preoccupazione per la legge, la sua posizione collaborativa ha di fatto isolato Meta.

Nel frattempo, Microsoft ha perseguito una terza strada, posizionandosi come un partner europeo risoluto svelando cinque”Impegni digitali europei”e rafforzando il confine dei dati dell’UE per trasformare l’allineamento normativo in un vantaggio competitivo.

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