Microsoft è sotto il fuoco di migliaia di aziende del Regno Unito, con una causa collettiva che chiede oltre 1 miliardo di sterline di danni per presunte pratiche anticoncorrenziali legate alle sue politiche di licenza cloud.
Depositata presso il tribunale d’appello per la concorrenza del Regno Unito, il caso accusa Microsoft di sfruttare la sua posizione dominante sul mercato per imporre tariffe gonfiate ai clienti che utilizzano Windows Server su piattaforme rivali come Amazon Web Services (AWS), Google Piattaforma cloud (GCP) e Alibaba Cloud.
Contratto di licenza per i fornitori di servizi Microsoft sotto attacco
“In parole povere, Microsoft sta punendo le aziende e le organizzazioni del Regno Unito per l’utilizzo di Google , Amazon e Alibaba per il cloud computing costringendoli a pagare di più per Windows Server. In questo modo Microsoft tenta di costringere i clienti a utilizzare il suo servizio di cloud computing Azure e di limitare la concorrenza nel settore”, ha affermato la dott.ssa Maria Luisa Stasi, esperta di diritto della concorrenza che rappresenta i ricorrenti.
“Questa causa mira a contestare la decisione di Microsoft comportamento anticoncorrenziale, spingerli a rivelare esattamente quante aziende nel Regno Unito sono state illegalmente penalizzate e restituire il denaro alle organizzazioni che sono state ingiustamente sovraccaricate.”
Al centro della denuncia c’è Services Provider License Agreement (SPLA) di Microsoft, un programma di licenza che regolano il modo in cui le aziende accedono al proprio software tramite fornitori di terze parti. Secondo SPLA, le aziende che scelgono piattaforme non Azure devono affrontare costi significativamente più elevati, creando disincentivi finanziari all’utilizzo della concorrenza.
FTC indaga sulla posizione dominante di Microsoft nel cloud negli Stati Uniti
Mentre la causa nel Regno Unito va avanti, anche il business del cloud di Microsoft sta attirando l’attenzione oltre l’Atlantico. Secondo quanto riferito, la Federal Trade Commission (FTC) sta preparando un’indagine formale sulle accuse secondo cui Microsoft impone termini restrittivi per vincolare i clienti nel suo ecosistema.
L’indagine si concentra sulle affermazioni secondo cui Microsoft applica commissioni di uscita elevate e limita l’interoperabilità in Office 365 per rendere più difficile per le aziende la migrazione verso piattaforme rivali.
L’indagine della FTC segue un periodo di commenti pubblici del 2023 durante il quale numerose aziende hanno evidenziato le pratiche di licenza di Microsoft come un ostacolo alla concorrenza. Quell’anno anche Google ha presentato un reclamo formale, accusando Microsoft di gonfiare i costi per il suo software su AWS e GCP, favorendo invece Azure con tariffe più basse.
Gli accordi europei rivelano sfide persistenti
Le pratiche di licenza di Microsoft hanno dovuto affrontare resistenze normative anche in Europa. Nel luglio 2024, la società ha raggiunto un accordo da 21,7 milioni di dollari con i fornitori di servizi di infrastruttura cloud in Europa (CISPE) per le accuse secondo cui avrebbe fornito software in bundle con Azure, rendendo difficile per le aziende cambiare fornitore.
Inoltre, Microsoft ha risolto un reclamo antitrust separato con il fornitore di servizi cloud francese OVHcloud, accettando di modificare le sue politiche di licenza per consentire una più semplice implementazione delle soluzioni Microsoft su piattaforme non Microsoft. Nonostante questi accordi, le autorità di regolamentazione europee continuano a monitorare attentamente la società, con casi in corso in Spagna e in altre giurisdizioni.
Il ruolo dell’SPLA e le barriere tecniche
Il Il Services Provider License Agreement (SPLA), fondamentale per la rivendicazione del Regno Unito, consente alle aziende di concedere in licenza il software Microsoft per l’utilizzo su piattaforme cloud di terze parti. Tuttavia, secondo quanto riferito, le aziende che utilizzano Windows Server con accordi SPLA pagano molto di più quando utilizzano AWS, GCP o Alibaba Cloud rispetto ad Azure. I critici sostengono che questa disparità funge da leva finanziaria per incanalare i clienti nell’ecosistema Microsoft.
Le barriere tecniche complicano ulteriormente la migrazione. Office 365, la suite di produttività ampiamente utilizzata da Microsoft, secondo quanto riferito non è completamente compatibile con i servizi non Azure, rendendo difficile per le aziende la transizione verso la concorrenza. Queste pratiche hanno attirato aspre critiche perché soffocano l’innovazione e limitano la concorrenza sul mercato.
Il dominio di Microsoft nel mercato dei sistemi operativi per server, stimato al 70-80% dalla Competition and Markets Authority (CMA) del Regno Unito, ha consentito esercitare un’influenza significativa sul settore del cloud computing. Questa posizione dominante è rafforzata dalla crescente integrazione di Azure con le tecnologie di intelligenza artificiale (AI), come ChatGPT di OpenAI.
Nel quarto trimestre dell’anno fiscale 2024, la divisione Intelligent Cloud di Microsoft, che comprende prodotti server e servizi cloud, ha registrato un fatturato aumento a 28,5 miliardi di dollari, una crescita del 19% rispetto all’anno precedente. Sebbene queste espansioni abbiano posizionato Azure come leader nell’infrastruttura AI, i critici sostengono che esacerbano le preoccupazioni sulla concorrenza.
Implicazioni per il mercato cloud globale
La causa nel Regno Unito rappresenta un caso di prova significativo, che copre migliaia di aziende, dalle start-up alle grandi imprese. Molte di queste organizzazioni, incluse automaticamente nel sistema di opt-out del Regno Unito, sostengono che le pratiche di concessione delle licenze di Microsoft hanno ingiustamente gonfiato i loro costi operativi.
“Le azioni collettive livellano il campo di gioco e consentono alle organizzazioni di combattere le pratiche anticoncorrenziali comportamento di alcune delle più grandi aziende del mondo,”ha affermato James Hain-Cole, partner di Scott+Scott UK LLP, lo studio legale che rappresenta i ricorrenti.
Mentre le autorità di regolamentazione nel Regno Unito, negli Stati Uniti e in Europa continuano a esaminare attentamente le pratiche cloud di Microsoft, i risultati di questi casi potrebbero rimodellare il panorama competitivo negli anni a venire.