OpenAI ha siglato un’altra partnership con un’importante casa editrice. Il nuovo accordo con la casa editrice britannica Future PLC copre oltre 200 marchi, per integrare il giornalismo verificato in ChatGPT.

La collaborazione garantisce agli utenti di ChatGPT l’accesso all’ampio portafoglio di Future, inclusi punti vendita come TechRadar, PC Gamer e Marie Claire, garantendo la trasparenza dei contenuti attraverso l’attribuzione e i collegamenti alle fonti originali.

La mossa evidenzia la strategia di OpenAI di concedere in licenza i contenuti a editori rispettabili, affrontando al tempo stesso le preoccupazioni sull’uso etico del materiale protetto da copyright nella formazione sull’intelligenza artificiale.

Contributo del futuro a ChatGPT Media Expansion

Future è noto per le sue diverse pubblicazioni digitali e cartacee, rivolte a un pubblico che spazia dalla tecnologia, ai giochi, allo stile di vita e altro ancora. La precedente integrazione da parte dell’editore degli strumenti OpenAI, come i chatbot basati sull’intelligenza artificiale per marchi come Tom’s Hardware e Who What Wear, ha già dimostrato la sua volontà di esplorare il coinvolgimento basato sull’intelligenza artificiale.

Jon Steinberg, CEO di Future, ha espresso entusiasmo per la collaborazione: “La nostra partnership con OpenAI ci consente di far crescere il nostro pubblico coinvolto ed esplorare nuove piattaforme per la scoperta di contenuti. ChatGPT offre alle persone un modo innovativo di interagire con il nostro giornalismo specializzato.”

L’integrazione con ChatGPT non solo migliora la diversità dei contenuti della piattaforma, ma rafforza anche l’importanza dell’attribuzione, con Future che sottolinea il suo impegno per la trasparenza e l’affidabilità. informazioni.

Crescere il controllo legale sulle licenze dei contenuti IA

La partnership arriva in un momento in cui le società di intelligenza artificiale, tra cui OpenAI e Microsoft, devono affrontare crescenti sfide legali relative al loro utilizzo di In un caso degno di nota, il New York Times ha già investito 7,6 milioni di dollari quest’anno per combattere le accuse secondo cui Microsoft Copilot e ChatGPT di OpenAI avrebbero utilizzato i suoi articoli senza autorizzazione. La causa sottolinea le preoccupazioni che i riassunti basati sull’intelligenza artificiale possano deviare il traffico dall’originale degli editori piattaforme, con un impatto negativo sui ricavi degli abbonamenti e degli affiliati.

HarperCollins, uno dei più grandi editori di libri, ha dovuto affrontare una reazione negativa dopo aver proposto una tariffa di licenza fissa di $ 2.500 per libro per gli autori che acconsentono a utilizzare le loro opere di saggistica per le ambizioni di formazione sull’intelligenza artificiale di Microsoft. Mentre HarperCollins ha difeso i termini in quanto volontari, molti autori hanno criticato la sottovalutazione della loro proprietà intellettuale.

Penguin Random House (PRH), un altro importante editore di libri, d’altro canto ha adottato una politica più rigorosa, vietando i termini terzi utilizzo da parte di terzi dei suoi libri per la formazione sull’intelligenza artificiale senza autorizzazione esplicita. La posizione di PRH è in linea con la Direttiva DSM 2019/790 dell’UE, che consente ai creatori di contenuti di disattivare il data mining e il text mining per impostazione predefinita.

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Precedenti legali e sfide

Un giudice federale statunitense ha recentemente respinto una causa per violazione del copyright presentato da Raw Story Media e Alternet Media contro OpenAI. I querelanti hanno sostenuto che OpenAI ha rimosso le informazioni sulla gestione del copyright (CMI), come nomi degli autori e metadati, dai loro articoli durante l’addestramento del modello AI.

Il giudice Colleen McMahon ha stabilito che le affermazioni mancavano di prove di danni effettivi, affermando:”Data la quantità di informazioni nel repository, la probabilità che ChatGPT produca contenuti plagiati da uno degli articoli dei querelanti sembra remota.”

Questa sentenza riflette tensioni più ampie nel settore editoriale su come I sistemi di intelligenza artificiale generativa come i Large Language Models (LLM) di OpenAI sintetizzano le informazioni senza replicare direttamente il materiale originale. La decisione evidenzia anche le sfide che gli editori devono affrontare nel dimostrare i danni finanziari o reputazionali causati dai risultati basati sull’intelligenza artificiale.

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Implicazioni più ampie per l’editoria e l’intelligenza artificiale

As Il rapporto tra sviluppatori ed editori di intelligenza artificiale si evolve, aziende come OpenAI stanno tracciando un percorso verso un utilizzo responsabile dei contenuti attraverso accordi di licenza. Le partnership con editori come Future e TIME, che hanno concesso a OpenAI l’accesso ai suoi archivi a giugno, riflettono una crescente volontà di collaborare piuttosto che litigare.

Tuttavia, le controversie irrisolte, come quelle che coinvolgono il New York Times e le società più piccole mezzi di comunicazione come Raw Story: mostrano la continua lotta per bilanciare l’innovazione con un giusto compenso per i creatori di contenuti.

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