OpenAI ha avviato una collaborazione con News Corp, consentendo alla società di intelligenza artificiale (AI) di accedere all’ampia libreria di contenuti dell’editore. Questo accordo fa parte di una tendenza più ampia nel settore in cui le aziende di intelligenza artificiale cercano partnership per migliorare le proprie risorse di dati.

In base a questo accordo, OpenAI sarà in grado di utilizzare i contenuti di una serie di pubblicazioni di News Corp. Ciò include materiale attuale e archiviato da organi di stampa importanti come The Wall Street Journal, Barron’s, MarketWatch, Investor’s Business Daily, The Times, The Sunday Times, The Sun, The Australian, news.com.au, The Courier Mail, The Advertiser e l’Herald Sun. In particolare, l’accordo non si estende ad altre iniziative imprenditoriali sotto l’egida di News Corp.

Migliorare i modelli di intelligenza artificiale con contenuti di qualità

L’obiettivo principale di questa partnership è migliorare i modelli di OpenAI formandoli su contenuti giornalistici di alta qualità. Ciò consentirà all’intelligenza artificiale di fornire risposte più accurate alle domande degli utenti e di citare fonti affidabili. Questo approccio rappresenta uno spostamento verso l’ottenimento di un’autorizzazione esplicita per l’utilizzo dei contenuti, una strategia che potrebbe mitigare i rischi legali. OpenAI ha già affrontato un esame accurato per accuse di uso non autorizzato di voci di celebrità e mancanza di trasparenza riguardo alle sue fonti di dati.

Implicazioni finanziarie e industriali

Si ipotizza che i termini finanziari dell’accordo ammontino a circa 250 milioni di dollari in cinque anni. Questa partnership mira a fornire agli utenti informazioni e notizie affidabili, influenzando potenzialmente il panorama dei media. Tuttavia, ci sono preoccupazioni circa l’impatto sugli equilibri di potere all’interno del settore. Il Tow Center for Digital Journalism della Columbia University ha lanciato allarmi sulla crescente influenza delle aziende tecnologiche in il settore delle notizie, che potrebbe compromettere l’indipendenza degli editori e i loro modelli di reddito.

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